La nuova casa editrice Roberto Nicolucci ristampa il romanzo di Luigi Incoronato

C’è una nuova casa editrice a Napoli: la giovanissima Roberto Nicolucci editore che è nata un anno fa, in ragione del suo fondatore, critico d’arte, con una forte connotazione storico-artistica. Ma si sa a Napoli qualsiasi casa editrice anche la più caratterizzata lascia sempre aperto un link alle letterature che il Nostro ha riempito, tra l’altro, con una ristampa di Dumas (“Cagliostro”) e con un saggio su Dante.
Ma accanto a ciò Nicolucci compie un’operazione da segnalare: ristampa il primo e l’ultimo romanzo dell’eccentrico narratore, giornalista e fondatore di riviste, lo scrittore napoletano Luigi Incoronato, figura interessantissima di letterato militante.

Il volume si apre con l’esaustivo saggio breve della ricercatrice de l’Orientale Laura Cannavacciuolo – “Luigi Incoronato. La vita, la Storia, il racconto” – che ne descrive in profondità la parabola di vita e di “ragione narrativa”, ma è nella lettura dei testi, nelle tematiche e nello stile di Incoronato che si coglie la sua vera essenza.

“Scala a San Potito (1950)” e “Le pareti bianche (1968)” due testi che per temi e distanza temporale potrebbero essere solo dissimili. Ma se nel primo troviamo il racconto di residenze d’accatto su scalinate di ricovero e nel secondo il racconto di un reduce nel suo ‘viaggio di ritorno-tregua’ dal fronte “greco-albanese” è il tema degli effetti della guerra che tiene il tutto. Argomento purtroppo attuale, ma un memento servirebbe, per evitare di arrivare “sull’orlo di una pozzanghera, e sentirsi scivolare dentro, e i piedi non pestare più la terra.  E non vedere più gli altri”. Ma la guerra non è finita (Eduardo).

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