Presentazione libro: “A mia madre” di Yvonne De Rosa

A mia madre” è il titolo del libro della fotografa napoletana Yvonne De Rosa pubblicato da Roberto Nicolucci Editore.

Una dedica intima e delicata a tutti coloro che hanno dovuto sostenere il peso della guerra, una narrazione tra immagini e letteratura, delle intense emozioni e del profondo scuotimento di chi, a causa degli eventi bellici, viene strappato alla propria giovinezza.
È un viaggio nella memoria che ascolta le storie di giovani soldati che sono passati tra le suggestive mura della Chiesa della Nunziatella di Napoli, coloro che li aspettavano e le confessioni di chi vi faceva ritorno con il cuore più pesante.
È un metaracconto che narra e raccoglie sensazioni, soffermandosi su ciò che possono aver provato i giovani soldati dopo l’abbandono degli affetti più cari, il combattimento della paura e la perdita della spensieratezza giovanile per diventare, improvvisamente e inevitabilmente, grandi.

A testimonianza di quell’innocenza perduta, il titolo riprende l’ultima parte del libro che è dedicata alla lunga lettera – intitolata “A mia madre” – di un giovane soldato il cui diario – trascritto nella prima parte del libro – lo ritrae spensierato e fiducioso “di fare bene il suo dovere” durante i giorni dell’addestramento, ma, una volta andato in guerra e catturato dai nemici, ecco che invoca il nome della madre, con la speranza di alleviare il proprio dolore e lenire le proprie ferite: “In ogni avversità, davanti alle più dure fatiche, anche quando mi sembrava di impazzire bastava che pronunziassi il tuo dolce nome perché riuscissi ad assuefarmi al duro destino”.

A mia madre” rappresenta la testimonianza reale della capacità della fotografa di andare oltre le immagini, per restituire il senso più profondo delle proprie emozioni, per dare significato e valore alla propria creatività, per far riemergere storie che chiedono di essere riportate alla luce. Nella ricerca fotografica di De Rosa il concetto di correlativo oggettivo si riferisce all’utilizzo di elementi visivi che evocano emozioni piuttosto che rappresentare il soggetto in modo oggettivo o da connoisseur. Il suo lavoro si basa sull’utilizzo di colore, luce, composizione e altri elementi visivi che utilizza per creare una connessione emotiva con l’osservatore senza necessariamente fornire una rappresentazione diretta della realtà.
Un desiderio di sincronia, di provare per qualche istante ciò che, custodito da una memoria collettiva, resta senza tempo e che ancora oggi è energicamente presente.

“Le immagini di Yvonne De Rosa sono correlativi oggettivi e le fotografie vernacolari, sono virgole e punti di paragrafi che scrivono un altro racconto. Gli oggetti del soldato, come nel brano Soldier’s Things di Tom Waits, sono pezzi vagabondi di un “uno” andato in frantumi nelle trincee di mille guerre che ancora strappano i figli alle madri. A mia madre è un archivio in cui Yvonne De Rosa, mentre riafferma il valore di verità e memoria, insinua la finzione narrativa. Un archivio che produce impressioni, percezioni non traiettorie e percorsi.” Dalla prefazione all’opera di Simone Azzoni.

da artego.it