Monumento Memento, la nuova mostra di Yvonne De Rosa

“Monumento Memento”, la nuova mostra di Yvonne De Rosa, a cura di Simone Maria Azzoni, dal 22 aprile al 22 luglio 2023 al MANN, Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Il nuovo progetto espositivo dell’artista partenopea Yvonne De Rosa, a cura di Simone Maria Azzoni, è stato presentato sabato 22 aprile, al vasto pubblico del MANN con un corpus di 49 opere in dialogo con le straordinarie sculture classiche nella suggestiva sala dei Tirannicidi: 49 immagini (fotogrammi di dipinti, tombe, lapidi, diari, cartoline, segni), un archivio illustrato della memoria, tratto dalla tenera e struggente monografia “A Mia Madre” di De Rosa, edita da Roberto Nicolucci Editore.

Monumento Memento: il titolo della mostra

Monumento, dal latinomonumentum” (monumento, tomba, lapide … ) e Memento, imperativo del verbo latino “meminisse”, ricordare, quindi “ricordati!”.

Ma cosa vuole ricordarci Yvonne De Rosa con il suo lavoro?

Con Monumento Memento, Yvonne De Rosa non vuole celebrare la gloria, l’eroismo di quei giovani figli morti per il nostro paese e onorati sull’Altare della Patria, bensì ricordarci, tramite il linguaggio che le appartiene, quello della fotografia contemporanea, un aspetto spesso ignorato o forse volutamente trascurato: l’intima fragilità di quei tanti giovani, che spesso incoscienti di ciò che realmente significa la guerra, sperimentarono per la prima volta sul campo di battaglia il dolore, l’angoscia, l’orrore, sentendo, proprio come dei bambini disillusi, il bisogno di scrivere lettere accorate alle loro madri.

Ecco cosa ci racconta direttamente l’artista a tal proposito

Il progetto nasce da uno spunto di Roberto Nicolucci, docente di storia dell’arte ed editore del libro “A mia madre”, che mi chiese di fotografare la chiesa della Nunziatella. Andando così in quel luogo così evocativo, ho voluto fotografare i pensieri di quei soldati che sono passati e contenuti ancora in quel luogo. Perché se si va e ci si siede in quella chiesa con il desiderio di ascoltarli, quei pensieri si possono ancora sentire, con una eco  lontana, ma ancora sicuramente udibile. Le fotografie di questo libro – continua De Rosa –  sono come delle note musicali, degli appunti, correlativi oggettivi, che nel loro insieme, per chi vorrà ascoltarle, compongono una musica, una musica visiva, che si sentirà lontana ma che al contempo riporterà alla mente delle sensazioni. Sensazioni di chi ha vissuto e visto quei luoghi nel tempo e che evocano a loro volta suggestioni e ricordi anche in chi le guarda; perché questi ricordi in un certo senso sono condivisi dall’umanità, legati ad un passato che non appartiene a una memoria personale ma umana”.

L’inaugurazione della mostra Monumento Memento

Come spiega all’inaugurazione di Monumento Memento lo stesso Direttore del MANN, Paolo Giulierini, la scelta di allestire l’esposizione nella sala dei Tirannicidi non è stata affatto casuale “perché quando un tema parla di generazioni che sono andate in trincea dopo un’educazione militare non comprendendo a pieno a cosa andavano incontro si crea una sorta di ossimoro con il luogo che ospita la mostra… Per ritrovare lo spirito di questa mostra non posso non tornare al mio paese d’origine, un piccolo paese toscano di mille persone, dove esisteva un piccolo memoriale ai Caduti della Prima Guerra Mondiale, con foto quasi sbiadite di giovani, che oggi avremmo considerato bambini e che nessuno di noi si sognerebbe di mandare in guerra. Il museo oggi, con il quale si associa l’abilità straordinaria di Yvonne, la sensibilità del curatore, la maestria dell’editore e i giovani della Nunziatella, vuole lanciare un messaggio importante, che evidentemente uno Stato non può non avere un esercito, però le armi devono essere altre. Sono quelle armi che ci ha insegnato la democrazia greca: le armi del dialogo, del confronto, della diplomazia. Oggi questo straordinario gruppo di statue trova un nuovo senso, perché torna quel fotogramma intimo che è la sofferenza, che queste statue non raccontano e la sofferenza la danno quelle pagine, quelle foto sbiadite, quelle tombe fatte con le baionette e con gavette dei soldati che ci parlano di una generazione stroncata. Noi non vogliamo generazioni stroncate, noi vogliamo generazioni che guardano la bellezza e che possono assicurare per loro e per i loro figli i loro sogni”.

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