L’editore napoletano Roberto Nicolucci al “Salone del Libro” di Torino

I libri stanno bene, anzi spelndidamente, a giudicare, almeno, da questa trentacinquesima edizione del “Salone internazionale del Libro” di Torino, dove editori piccoli e grandi hanno incrociato idee e competenze a beneficio di un pubblico accorso numeroso.

A riprova che, in Italia, sta rimontando la fame di cultura e i libri rimangono asilo confortevole, capiente, a prezzi contenuti e, soprattutto, sempre aperto.

Quanto a Napoli, non è stata mai così vicina a Torino. Come quando, nello stand della Roberto Nicolucci Editore, nata da neanche un biennio dai progetti a largo raggio di uno storico d’arte a tutto tondo come Roberto Nicolucci, si sono visti allineati capolavori di Dumas insieme all’agenda del compianto Minà o a gemme meridionali del passato prossimo e recente (dal Gemito di Di Giacomo ai racconti lunghi di Luigi Incoronato fino a un autentico mattatore come Peppe Lanzetta).

«Cerchiamo di intercettare un lettore curioso, desideroso di allacciare nuovi nessi tra le cose – ha detto Roberto Nicolucci – La cultura dentro cui vorremmo abitare e che ci sforziamo di promuovere è amica del confronto tra le specialità e nemica dello specialismo.
Goethe raccomandava di ascoltare tutti i giorni almeno una canzone, leggere, vedere un quadro eccellente e, se fosse possibile, pronunciare anche qualche parola assennata. E se lo dice lui, penso che possiamo fidarci. Buoni libri a tutti!».

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