Chiacchiere sull’arte a ora di cena

Il volume di Roberto Nicolucci è una storia dell’arte tirata giù d’un fiato, senza note, divertendosi e divertendo.
E poi ti capita il libro che aspettavi da tempo ma non credevi che qualcuno avrebbe avuto le spalle o l’incoscienza di scrivere: una storia dell’arte tirata giù d’un fiato, senza note, divertendosi e divertendo. Esiste ancora la storia dell’arte in stagioni dove le immagini vengono smontate sui social? Che cosa comporta insegnarla dopo un biennio di pause e segregazioni forzate? Come sono cambiati la liturgia della lezione e l’incontro tra docenti e discenti? E ha senso parlare negli anni 2000 di divaricazione tra mostre e musei?

C’è questo e molto altro prima di buttarsi a mare in 300 anni di civiltà. Un occhio di riguardo è una conversazione a cena, a briglia sciolta, sigarette spente e luci abbassate. Solo che qui, mentre disastri della guerra e pandemie rimangono sullo sfondo, vanno in proscenio Masaccio e gli anticlassici toscani, Raffaello e Correggio, i Parmigianino del Museo di Capodimonte e i Canova napoletani, mentre Annibale Carracci cammina a braccetto con la vedette Caravaggio, prima che tutti vadano a morire nella vasca di Marat.

Si viaggia moltissimo in queste pagine (la storia dell’arte è sempre e comunque geografia), con allusioni (da Seurat a Renoir) a un secondo volume che proverà a ragionare su perché tutti i treni, per un secolo, punteranno a Parigi sola andata. Le forbici cronologiche qui non valgono: l’arte medievale moderna e contemporanea sono tempi di uno stesso film senza stacchi. Anzi, qui il lettore è invitato a cominciare da qualunque punto desideri come nel Gioco del mondo di quel grande scrittore argentino di adozione francese che è Julio Cortázar.
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