«A mia madre», Yvonne De Rosa racconta la guerra dalla Nunziatella

Venerdì 10 febbraio alle ore 18 presso il Salotto Letterario Le Zifere, sede della casa editrice di Piazzetta Nilo a Napoli, la fotografa Yvonne De Rosa presenta il libro «A mia madre» pubblicato da Roberto Nicolucci Editore.
Una dedica intima e delicata a tutti coloro che hanno dovuto sostenere il peso della guerra, una narrazione tra immagini e letteratura, delle intense emozioni e del profondo scuotimento di chi, a causa degli eventi bellici, viene strappato alla propria giovinezza.

Dopo i saluti dell’editore Roberto Nicolucci, a discuterne con l’autrice interverranno Stefano Causa, critico d’arte e docente di Storia dell’arte moderna e contemporanea presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli e il colonnello Giuseppe Stellato, 82° comandante della Scuola Militare Nunziatella. Letture di Peppe Lanzetta.

«A mia madre» è un viaggio nella memoria che ascolta le storie di giovani soldati che sono passati tra le suggestive mura della Chiesa della Nunziatella di Napoli, coloro che li aspettavano e le confessioni di chi vi faceva ritorno con il cuore più pesante. È un metaracconto che raccoglie sensazioni, soffermandosi su ciò che possono aver provato i giovani soldati dopo l’abbandono degli affetti più cari, il combattimento e la perdita della spensieratezza giovanile per diventare, improvvisamente e inevitabilmente, grandi.

A testimonianza di quell’innocenza perduta, il titolo riprende l’ultima parte del libro che è dedicata alla lunga lettera intitolata “A mia madre” di un giovane soldato il cui diario – trascritto nella prima parte del libro – lo ritrae spensierato e fiducioso “di fare bene il suo dovere” durante i giorni dell’ addestramento, ma, una volta andato in guerra e catturato dai nemici, ecco che invoca il nome della madre, con la speranza di alleviare il proprio dolore e lenire le proprie ferite: «In ogni avversità, davanti alle più dure fatiche, anche quando mi sembrava di impazzire bastava che pronunziassi il tuo dolce nome perché riuscissi ad assuefarmi al duro destino».

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