Un Messico napoletano. Con una scelta di ballate da Ridateci i sogni

(Prefazione Peppe Lanzetta; Dedica di Paolo Sorrentino)

A distanza di trent’anni, l’acclamato romanzo di Peppe Lanzetta, Un Messico napoletano, torna nelle librerie italiane accompagnato e arricchito da una scelta di ballate da Ridateci i sogni e una dedica di Paolo Sorrentino.
Sangue, sudore e lacrime segnano lo stile di un maestro della narrativa contemporanea.
Il ritorno, come scrive lo stesso Lanzetta nella nuova prefazione.

«Peppe Lanzetta offre nel suo romanzo un ritratto fedele dell’hinterland partenopeo».
Goffredo Fofi, Il Sole24Ore 1994

Collana:
Titolo: Un Messico napoletano. Con una scelta di ballate da Ridateci i sogni
Autore: Peppe Lanzetta
Prezzo: 18,00 €
Pagine: 160
Formato: 16x23
ISBN: 979-12-5542-00-4-0
Uscita: maggio 2023
Peppe Lanzetta nasce a Napoli nel 1956. Scrittore, attore e drammaturgo, Lanzetta ha scritto e interpretato Napoletano pentito (1983), Roipnol (1984), Il vangelo secondo Lanzetta (1986) Lenny (1988), Caro Achille ti scrivo (1990), Il gallo cantò (1993), Tropico di Napoli (1998), Ridateci i sogni (2001), Malaluna (2003), L’opera di periferia (2006). Nel cinema, ha lavorato con registi come Piscicelli, Tornatore, Cavani, De Crescenzo, Loy, Martone, Sorrentino, Asia Argento, Scimeca, Patierno e Mendes. Nel campo musicale ha collaborato con Pino Daniele, Franco Battiato, James Senese e Almamegretta. Tra i suoi testi più celebri: Una vita postdatata (1991), Figli di un Bronx minore (1993), Un Messico napoletano (1994), Un amore a termine (1998), Tropico di Napoli (2000), Ridateci i sogni. Ballate (2002), Giugno Picasso (2006, premio Domenico Rea), Incendiami la vita (2006) e InferNapoli (2011, premio Frignano).

Urlo di una generazione, racconto di luoghi e persone che paiono dimenticati, Un Messico napoletano è un aspro e violento romanzo, contaminato da «una malinconica musica che accompagna le vicende come un blues esasperato». È la storia di Anna, detta “la Rossa”, una diciannovenne napoletana che, attraverso avventure erotiche occasionali, cerca di spezzare la rigida alternativa esistenziale che le si presenta: diventare una donna come sua madre – sfatta dagli anni di miseria e dai figli – o una prostituta alle porte della città. Finirà in un vortice infernale nel tentativo di vendicare l’omicidio del fidanzato Marco, devastato dall’eroina e costretto a sopravvivere di spacci e piccole truffe.
Anna e Marco, come li cantava Lucio Dalla, sono immersi in una realtà ostile, quella della periferia. Ed è proprio su quelle periferie che si focalizza lo sguardo dell’autore, di cui Goffredo Fofi scrive: Lanzetta racconta assai bene l’ansia del vivere che prende chi le abita, il sentimento di precarietà e di insicurezza, l’affollato e sterile agitarsi, la violenza, la crudezza degli apprendistati, l’esasperazione dell’esperienza e, a controcanto, la tenerezza dolorosa e insidiata che fa da unico rifugio, da unica sponda a tanto inesorabile destino.
Il racconto di Peppe Lanzetta prende vita sulla pagina come una sceneggiatura cinematografica. Le immagini, i suoni e gli odori appaiono vividi, le parole si muovono a ritmo serrato, musicali, poetiche ma anche cariche di rabbia e frustrazione. Quello di Lanzetta è un aspro romanzo che lascia nel lettore solchi di autentico disagio, scrive Giovanni Tesio (La Stampa, 1994).

TRENT’ANNI DI UN MESSICO NAPOLETANO

Peppe Lanzetta è un attore e un autore di testi rabbiosi, incisivi, felicissimi.

Maurizio Costanzo, Gioia 1993

Lanzetta offre nel suo romanzo un ritratto fedele dell’hinterland partenopeo.

Goffredo Fofi, Il Sole24Ore 1994

Sottolineato da “una malinconica musica che accompagna le vicende come un blues esasperato”, il mondo di “Un Messico napoletano” rassomiglia drammaticamente alla Napoli picaresca stracciona e stravolta di Masaniello o di Mastriani, una Napoli assai più disperata di quella piccolo-borghese della Serao o tardo-borbonica di Ferdinando Russo.

Antonio Ghirelli, Il Mattino 1994

Lanzetta, con andamento rock e colori da sceneggiata, descrive i destini dei giovani di strada che vivono nelle periferie della sua città. E non solo. Non a caso Anna e Marco, protagonisti di «Un Messico napoletano», sono usciti da una canzone di Lucio Dalla.

Dino Messina, Corriere della Sera 1994

Quello di Lanzetta è un aspro romanzo che lascia nel lettore solchi di autentico disagio.

Giovanni Tesio, La Stampa 1994

Peppe Lanzetta racconta una Napoli violenta, infernale, che ricalca sui ghetti di Los Angeles.

Francesco Erbani, La Repubblica 1995

Caro Peppe, tu hai scritto dai muri, dal materiale organico che svapora dai Poggioreale d’entroterra da dove il mare è il nome di un deserto. Hai scritto come un mulo sotto il basto, caricato a sale da tutte le vite che lasciano in terra solo questo residuo (tu sai che siamo fatti di fiato e sale, non di polvere), hai scritto come il sasso che non vuole solo portare addosso il messaggio d’un foglio, ma anche rompere il vetro.

Erri De Luca, Lettera a Peppe Lanzetta 1996

Lanzetta anticipò con la sua prosa di straordinario impatto emotivo che non lasciava spazio ai luoghi comuni e penetrava nelle viscere di quell’umanità divorata dall’usura e dalla tossicodipendenza e ineluttabilmente costretta a delinquere.

Carlo Franco, Corriere del Mezzogiorno 2006

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